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Disordini. Terrore. L’ultimo ospedale psichiatrico vicino a Milano, l’Istituto di Cura Antonini, è il luogo dove provare le sensazioni più terribili. Qui si può vivere il proprio film dell’orrore, dove si ha persino paura di respirare.
Conosciuto come Mombello, l’istituto si trova in provincia di Monza, non lontano da Milano, e comprende diversi padiglioni abbandonati. Questo luogo, abbandonato da circa 20 anni, è diventato fonte di ispirazione per molti fotografi della zona e non solo.
Il manicomio di Mombello, o ex ospedale psichiatrico Giuseppe Antonini, si trova a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza. Questo luogo sinistro è un enorme spettro senza fine nel mezzo di un parco. Oggi meta di fotografi, vandali e tossicodipendenti, giace in stato di degrado e abbandono, una struttura precaria, un insieme di vecchie stanze che raccontano storie di malattie, persone e ossessioni.
Nel Settecento, il sito era una splendida villa affrescata appartenente alla famiglia Arconati e successivamente alla famiglia Crivelli, circondata da metri quadrati di giardini e padiglioni. Questa sontuosa villa ospitò persino Ferdinando IV di Borbone e divenne il quartier generale di Napoleone Bonaparte durante la campagna d’Italia. L’imperatore preferì questa villa al palazzo di Monza e qui sposò le sue due sorelle, Paolina ed Elisa.
All’inizio del XIX secolo, la villa fu abbandonata e poi acquistata dal Comune di Milano, che la trasformò in ospedale psichiatrico nel 1863. All’epoca era urgente la necessità di un nuovo ospedale “per i pazzi”, poiché il manicomio della città, La Senavra, era sovraffollato e c’era anche il rischio di un’epidemia di colera. Nell’agosto del 1865, 60 pazienti furono trasferiti dalla Senavra a Villa Pusterla-Crivelli a Mombello e, dopo la ristrutturazione, furono ricoverati almeno 300 uomini e donne.
Cesare Castiglioni, direttore della Senavra, organizzò Mombello come colonia agricola per i malati tranquilli che non avevano bisogno di cure costanti. La struttura divenne un vero e proprio villaggio con laboratori, orti e aree coltivabili. I detenuti potevano lavorare e rendersi utili nei laboratori di artigianato e sartoria e negli orti. Queste attività lavorative erano considerate “terapeutiche”. D’altra parte, gli “irrequieti” erano tenuti in isolamento.
Gli enormi corridoi e i padiglioni fatiscenti di Mombello sono un’attrazione magnetica per chiunque ami esplorare luoghi abbandonati. Le grandi finestre delle stanze si affacciano sui boschi circostanti, creando un’atmosfera surreale. Le grandi scalinate che si affacciano sulla conca e i cunicoli sotterranei sono luoghi affascinanti e misteriosi, ma non è consigliabile esplorarli da soli.
Le gallerie sotterranee di Mombello sono un’altra caratteristica interessante dell’edificio. Si tratta di chilometri di gallerie sotto il livello del suolo, all’interno delle quali scorrono tubi che un tempo servivano per trasportare acqua e calore. Si dice che uno di questi tunnel fosse un passaggio segreto voluto da Napoleone per permettergli di fuggire in caso di pericolo.
Secondo le leggende, prima dell’entrata in vigore della legge Basaglia, alcuni medici avrebbero condotto esperimenti clinici non autorizzati sui malati di mente del manicomio. I resti di queste vittime innocenti sarebbero stati gettati in un pozzo profondo 30 metri all’interno delle gallerie utilizzate per il trasporto e lo scarico dell’acqua. Inoltre, alcuni passaggi segreti condurrebbero direttamente alla chiesetta di San Francesco, dove si sposarono le sorelle di Napoleone.
La sua villa e i suoi padiglioni acquisirono presto una fama sinistra e le sue mura separarono il mondo civile da quello della sofferenza e del dolore. Così, col tempo si trasformò in una vera e propria fortezza degli orrori psichiatrici, che arrivò a contenere fino a tremila pazienti, tanto da essere definito il più grande Ospizio d’Italia.
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